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Siamo nell’era digitale: le tavole originali stanno morendo!
Nell’ultimo post, parlando dell’Onda Gialla di Frezzato, ci siamo posti la domanda su che cosa sia un originale: oggi proviamo a… complicare le cose e concentriamoci sulle nostre beneamate tavole originali.
Non possiedo la tavola originale di Brian Bolland qui a fianco (purtroppo), ma parleremo di lui più avanti e mi serviva un’immagine attraente :-). Se avete già seguito il link sapete che sarà in asta alla prossima tornata “stellare” di Heritage. Ma di questo avremo tempo di parlare in seguito 😉
Lo sappiamo tutti: le tavole sono uno strumento, il fine è quello di pubblicare (e vendere) i fumetti e possibilmente farlo rispettando i tempi previsti per la pubblicazione. E sappiamo anche che, soprattutto per le pubblicazioni seriali, la puntualità è un elemento della professione che, spesso, risulta più importante della bravura. D’altronde un editore deve far tornare i conti e non può permettersi artisti troppo “creativi” nei tempi di consegna. Eppoi conviene anche agli autori farsi pagare in tempo. Insomma un disegnatore deve portare a termine il lavoro nel minor tempo possibile!
Le tavole originali, tanto adorate dalla setta di noi collezionisti, sono uno strumento di produzione: solo per gli autori più famosi diventano un’ulteriore fonte di guadagno significativa, ma in primo luogo, e nella stragrande maggioranza dei casi, devono essere semplicemente completate e mandate in stampa “subito”.
E allora nel tempo si è assistito all’ingresso della produzione digitale che permetteva di semplificare, sveltire e in alcuni casi aprire anche nuove possibilità creative. Si è partiti da dall’ultimo passaggio: il lettering. All’inizio di questo cambiamento sulle tavole c’erano ancora i balloon, ma erano vuoti. Le tavole “moderne” non li hanno nemmeno più.
Contemporaneamente è stata la volta del colore che veniva “fatto al computer”. Poco male: il colore comunque veniva già realizzato su copie e quindi le tavole originali “erano ancora salve”!
Proprio sicuri?
Già qui aprirei un piccolo spiraglio al dubbio: che cos’è l’originale di una pagina a fumetti? In effetti gli albi giungono nelle nostre mani colorati. La cosa più simile al fumetto stampato non è la tavola originale, ma la tavola colorata, anche se è fatta su una copia. Il colore è un elemento fondamentale, quindi, come collezionisti di tavole originali, di fatto, rinunciamo ad una componente non trascurabile dell’opera definitiva. E inoltre la colorazione viene spesso rifatta a seconda delle edizioni, creando così più originali diversi della stessa pagina stampata. Io ci ho pensato spesso e anche se la risposta che diamo per scontata è che la tavola originale non comprende la colorazione, nel fumetto recente questo andrebbe coniugato di volta in volta. Alcuni autori, anche quelli che dipingono le pagine, a volte lasciano una fase finale al programma di fotoritocco. E in generale l’utilizzo del computer ha permesso di realizzare colorazioni molto più complesse, di fatto ampliando le possibilità creative anche nel fumetto più “popolare”. E di contro lasciano spesso la “tavola originale” in bianco e nero piuttosto “vuota”…
Avevo cominciato a riflettere su queste cose quando un po’ di tempo fa avevo preso qualche color guide fatta a mano, dove il colorista doveva specificare per ciascun’area colorata le percentuali di giallo (Y), magenta (M) e Ciano (C) per lo stampatore. Ecco qualche esempio da una storia di Barks colorata da Michael Myers per la ristampa fatta da Gladstone negli anni 90. A me fa ancora una certa impressione vedere questo lavoro così “manuale”!
Poi per una storia che mi sta molto a cuore 😉 ho proprio un esempio del trascorrere del tempo: ecco la colorazione di una pagina di Watchmen fatta per l’albo originale e per la ristampa “absolute” dallo stesso colorista John Higgins. Nel primo caso abbiamo la colorazione fatta completamente a mano. Nel secondo è fatta al computer e la pagina colorata è una stampa in questo caso realizzata apposta per i collezionisti con doppia firma del disegnatore (Dave Gibbons) e del colorista. Originale? Beh…Comunque Watchmen mi piace troppo e ci sono cascato lo stesso: l’ho comprata . Eccole:
E adesso “risaliamo la corrente” della produzione: occupiamoci delle chine e poi (sigh) anche delle matite :-(.
Soprattutto nella produzione seriale americana dove la realizzazione è da sempre separata tra matite e chine, da quando c’è la possibilità tecnica, le chine spesso vengono passate su una copia dell’originale (ma qual è l’originale?) a matita. In alcuni casi questo può essere utile nel caso in cui “si sbagli” e si voglia ripartire daccapo. In altri casi accade perché così non è necessario spedirsi le tavole tra disegnatori e basta mandare una scansione ad alta definizione, che viene stampata ad esempio in blue line (che non viene riprodotta nella creazione delle pellicole) e poi ripassata a china. Ecco alcuni esempi.
Questo è John McCrea che col suo Hitman ha fatto l’inchiostratura su una copia a parte della matita:E ora un esempio in cui in realtà dire qual è la “matita” e quale la china è piuttosto arduo (ma questo non accade per molti disegnatori): Gary Erskine inchiostra le blue line di Chris Weston sulla miniserie Fantastic Four: First Family.
Questo ci lascia con 2 originali! Qual è quello vero? Ha senso porsi questa domanda? Quando prendiamo una tavola ripassata a china su una copia la sentiamo “meno originale”? Io sì, confesso, anche se non so quantificare. Per ora, quando ho potuto, ho preso tutte e due 😉
In alcuni casi quando un autore può realizzare delle matite dettagliate, il passaggio della china può venire del tutto eliminato e le matite vengono stampate con solo qualche “ripassatina” digitale per aumentarne il contrasto. Ecco un esempio utilizzato da Tony Millionaire in Sock Monkey:
E adesso?
Un artista come Brian Bolland è “orgogliosamente” passato completamente al digitale. Ecco qui in un’intervista (in inglese) cosa ne dice (ed ecco perché ho scelto una sua immagine per aprire il post).
L’avvento delle tavolette grafiche e poi degli schermi touch su cui disegnare e dipingere come se fosse un foglio o una tela sono troppo attraenti per chi deve produrre bene e in fretta. In alcuni casi qualcuno ha creato delle stampe di qualità, i cosiddetti giclee, in bassa tiratura per provare a vendere gli “originali” della produzione digitale.
Inoltre i fumetti sono stampati in tirature sempre più ridotte e con l’avvento della distribuzione digitale e dei tablet per la lettura, è facile prevedere che si ridurranno sempre di più. Ovviamente per molti anni a venire, se il prezzo delle tavole originali terrà, alcuni disegnatori troveranno conveniente continuare a produrne per venderle.
Gli autori già famosi potrebbero continuare a produrre tavole perché magari la vendita degli originali porterebbe a degli introiti non indifferenti, oltre la retribuzione per la realizzazione. Ma quelli meno famosi? Quelli per cui tutto sommato conviene “fare prima” e consegnare, piuttosto che vendere sì, ma magari mettendoci di più? Qualcuno continuerà a realizzare “commission”, ma probabilmente solo quelli che lo possono fare a caro prezzo grazie alla loro fama.
Il discorso è naturalmente molto ampio e qui abbiamo potuto appena dare le linee generali. Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate. Eppoi immagino che anche voi abbiate esempi e storie sull’argomento.
QUINDI?
Anche se saremo sempre più confusi su quale sia la vera “tavola originale”, teniamoci strette le nostre creature che diventeranno sempre più rare e sconosciute. Ai nostri nipoti potremo raccontare storie di oggetti che non capiranno.
Le tavole originali stanno morendo!
Lunga vita alle tavole originali!
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Letto, interessante!
Grazie Max, bel post!
Per quel che vale ecco il mio parere.
1) non stanno morendo. A fronte dell’industria del seriale americano, c’e’ tutto il resto del mondo che disegna e inchiostra e anche in USA il fumetto d’autore si divide in nativo digitale per il web e disegnato, dipinto, aquarellato, crayonato per la stampa.
2) per chi le collezione ci sono 120 anni di glorioso passato in cui pescare
3) non ho dubbi: per me la tavola originale e’ matita e china, quella che nel mondo chiamiamo the art. E tra matita e china una sta a monte e l’altra sta a valle: ho diverse tavole di kirby inchiostrate da illustri disegnatori. Ma the art e’ di kirby, le tavole sono vendute come kirby.
4) il colore per me e’ accessorio. Certo da little nemo a jacovitti il colore ha una parte molto importante sul risultato finale. Ma nelle nostre collezioni quante pagine colorate abbiamo in proporzione? Certo ci sono le tavole dipinte come l’Elektra di Sienkiewicz, quelle retrocolorate, come battaglia o jac. Ma spesso i colori non erano neanche decisi dai disegnatori (per esempio molti disney) per cui per me the art si ferma al livello precedente.
Keep your sunny side up!
Anche i velocipedi non si vedono piu’…
Postilla finale per Bolland, straordinario disegnatore di the killing joke: il fumetto e’ il suo lavoro, da decenni.
Certo anche una sua passione, ma e’ il suo lavoro.
Per questo non mi stupisce che non abbia una visione romantica della tavola come quella del collezionista, ma che guardi con entusiasmo a qualsiasi mezzo che lo aiuti a farlo meglio e in minor tempo.
Come un architetto che non usasse AutoCAD.
Il vero problema e’ che tavole come quella di Heritage non se ne vedono piu’ neanche a matita e china…
Beh che dire….prima o poi la tecnologia avrebbe bussato anche a questa porta…e lo ha fatto! Il primo punto che vorrei affrontare è quello che riguarda “qual’è l’originale…matita o china”. D’istinto direi quello che viene pubblicato (colore a parte). Il colore è stata la prima cosa che la tecnologia ha “rubato” a noi collezionisti. Pur avendo 36 anni colleziono tavole di autori anni ’50-’60 dove posso apprezzare l’opera retrocolorata. Invece riflettendoci penso che l’originale sia semplicemente quello che in fondo CI PIACE !.Può essere semplicemente una matita,quindi incompleto,un inedito non pubblicato,un bozzetto ecc…..io colleziono le tavole in base ai disegnatori…se mi piace un tratto è fatta !!! Ultimamente ho acquistato un inedito di Romanini de LA COMPAGNIA DELLA FORCA eseguito a tecnica mista. Per me è un capolavoro. Per molti un inedito,senza “la garanzia” della pubblicazione non viene considerato e spesso snobbato. Io amo il disegno,lo stile inconfondibile del disegnatore che riesce a distinguersi dalla massa con un gratto personale,le varie tecniche che un artista può eseguire in base al suo stile,alla sua creatività. Pensare che il mondo delle tavole originali possa sparire…beh non ci volgio credere.
Lunga vita a queste opere d’arte !!!
Saluti,Stefano