Yellow Kid, una leggenda in mostra


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YellowKidTutte le storie hanno un inizio.

La storia del fumetto per convenzione si fa cominciare con Richard F. Outcault che disegnava splendide paginone illustrate (tra il 1894 e il 1895, prima in bianco e nero poi con accesi colori) con protagonista un piccolo bimbo cinese con una palandrana gialla su cui era scritto il suo pensiero, il mitico Yellow Kid!

Immaginate l’emozione di vedere di persona una tavola originale di Yellow Kid!

 

Si narra che ce ne siano solo due sopravvissute e una di queste era esposta nell’ultimo Comicon di Napoli (prestito di Bernard Mahè).

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La tavola, anche alleggerita dal consistente peso storico e documentario, semplicemente vista come opera d’arte e d’ingegno, è davvero sublime.

Outcault mette in scena la primavera in maggio, quando i bimbi nel parco festeggiano il May Party.

Molte scritte –diremmo intradiegetiche, su vestitini o cartelli- ci raccontano la festa, proclamano i bimbi come monarchi del maggio e nella tavola sono anche presenti i due bimbi scelti come re e regina di maggio.

Yellow Kid un po’ imbarazzato viene baciato da due ragazzine.

Ciò che colpisce prima di tutto è la composizione: una ricchezza di elementi e personaggi che rende perfettamente il clima di festa e di gioco dei bimbi.

Con un ritmo quasi musicale.

Tutto è ‘confusamente ordinato’, non c’è nulla di arcaico o di strano (a parte i grossi cartelli, per altro ben integrati): potrebbe essere una felice istantanea scattata nel parco pieno di bambini.

Però come nelle migliori musiche, l’arrangiamento è la somma intelligente di molti suoni distinti, uniti in armonia.

Lo stesso in questo meraviglioso disegno, zeppo di dettagli, alcuni anche solo abbozzati, che compongono come in un mosaico un quadro il cui effetto emozionale è superiore alla semplice somma dei singoli elementi.

Perché tutti insieme raccontano una storia.

Per cui alla fine più che una fotografia siamo di fronte ad un piccolo film, disegnato negli stessi mesi in cui il cinema stava nascendo.

Ecco dunque che, oltre ai protagonisti che ballano e suonano in primo piano, scopriamo… quattro bimbi che stanno cantando in coro, un secondo girotondo con altri bimbi poco distante, dei ragazzi che compongono una colonna umana, due bimbe eleganti che li guardano mentre un altro fa una capriola, due sono nascosti sotto un ombrello, un altro getta l’amico nella tinozza dell’acqua, una bimba insegue di corsa un bimbo, due lontani lontani si scambiano un bacetto, il cane sta rubano il cibo dal cestino, tre bimbi su un ramo osservano il quarto che sta cascando giù, due ragazzini hanno il nome palindromo sul volto e le lettere ne compongono la faccia (OTTO e BOB), a una bimba si rizzano le trecce, gli unici due adulti presenti sono seduti su una panchina sullo sfondo e nel cielo si alza uno stormo di rondini.

E il titolo di questo coloratissimo film in bianco e nero lo cinguetta l’usignolo: At last the gentle spring has sprung (alla fine la dolce primavera è saltata fuori! –ma suona come: è primaverata!).

DSC_0537Mi inchino a cotanta sublime bellezza.

Giovanni Nahmias


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