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Sabato scorso sono stato alla galleria CART di Roma dove per qualche settimana ancora è in corso la mostra “Onda Gialla” di Masimiliano Frezzato.
La mostra oltre a deliziarci con immagini affascinanti, ci pone davanti ad un interrogativo che in quest’epoca di riproduzione digitale (e in alcuni casi direttamente di produzione) qualche volta ci saremo sicuramente posti durante la nostra vita di collezionisti di tavole originali, appunto: che cos’è un originale?
Le parole dell’autore: “Tutto nasce da una domanda: Quand’è che un’opera è finita?
Nel corso degli anni è più facile esser obiettivi rispetto ai propri vecchi lavori e non di rado verrebbe voglia di rimetterci mano col senno di poi. A volte basta poco, uno sfondo scuro anzichè chiaro, altre volte si rivelano luci e forme non viste prima, infine e non di rado può succedere di cambiare il concetto stesso dell’opera originaria.
Per vigliaccheria, comodità, e visto che di molti di questi lavori non posseggo più gli originali, il solo modo per rispondere era di intervenire su stampe.”
E i pezzi forte della mostra sono proprio 6 “cartoni” su cui è stampata un’opera “vecchia” su cui l’autore è intervenuto modificandola, in alcuni casi abbastanza radicalmente. Ecco il “prima” e il “dopo” dell’icona della mostra. Provate ad aprirli in finestre diverse e confrontateli.
Che dire? A me l’operazione dal punto di vista artistico piace: avere la possibilità di esplorare “punti di arrivo diversi” a partire da una “sorgente comune” lo trovo stimolante. Sarà che nell’era del computer salvare un file intermedio per poi provare e riprovare tutte le soluzioni interessanti ripartendo da quello, lo trovo una cosa naturale, e allora perché non farlo? Sarà forse perché in un periodo (breve) della mia vita ho persino imbrattato qualche tela e ho fortemente sentito la mancanza dell’undo, ma mi sento in sintonia con una soluzione come quella scelta da Frezzato!
Forse è dal punto di vista commerciale che nascono controversie. Un artista che vive del suo lavoro deve coniugare l’aspetto economico con quello puramente artistico. E allora quanto dovrebbe far pagare questi “multipli unici” rispetto ad un “presunto originale”?Ovviamente non so dare una risposta certa a questa domanda. Parlandone con altri sono emersi alcuni fattori che potrebbero influire, come il numero delle opere derivate (1 sola? 10?), oppure la tipologia di replica (tipo ripartire da zero, invece che da una stampa), se l’opera nasce proprio così, oppure se sono ripensamenti successivi, il prezzo… Insomma ce n’è per tutti i gusti. Il mio parere è che quello che conta sono le intenzioni dell’artista e la sua storia: se riesce a convincerci che quello che sta facendo di volta in volta nasce da una sua scelta creativa e non da mera sete di denaro allora abbiamo vinto tutti. 😉
Mi farebbe proprio piacere conoscere la vostra opinione su questo argomento.
La mostra poi prosegue con tavole a fumetti e altre illustrazioni:
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parafrasando cio’ che hai scritto io direi che l’opera originale “o e’ una sola, o e’ ‘na sola” (la rassegna era a Roma, vero?). Chiaramente il discorso e’ molto piu’ complesso, e lo hai spiegato bene nel tuo post. Pero’…. non so, io compro solo originali, ed ho gia’ difficolta’ ad accettare i collage di mckean con fotografie etc… Mio limite, crescero’. Buon Anno e, come sempre, grazie per gli spunti e le foto: Frezzato e’ davvero bravo, mi sono gustato tutte le immagini, anche quelle ai miei occhi meno…. originali.
In realtà anch’io ho difficoltà con gli originali non troppo “originali”. Dopo però quest’esperienza di Onda Gialla devo dire che ad esempio nel caso della figura principale, mi piace molto di più l’opera derivata (per i colori, per le dimensioni, ecc. e forse anche perché posso confrontarla con l’opera di partenza anch’essa presente nella mostra). Gli altri quadri, presenti nella mostra, non mi hanno fatto lo stesso effetto. Da ciò, riflettendo, ne deduco che, almeno per me, vale la regola… che non c’è una regola e quindi devo giudicare caso per caso. Inoltre data la cronica mancanza di fondi, dovendo operare continue scelte, le mie priorità sono per le tavole originali e di fumetto. Quindi…
Se gliela faccio, il prossimo post sarà dedicato proprio a che cos’è una tavola originale all’epoca della produzione digitale dei fumetti 😉
Io il problema in realta’ me lo sono posto da poco. Colleziono Disney (piu’ che altro ’30-’50), Barks, Herriman, McCay. Qualche pezzo dei maestri del fumetto mondiale. Quindi computer e scansioni nisba. Da poco mi sono avvicinato a K.Williams, J.Muth, A.Wood, D.McKean: mi sono rapidamente trovato a dover distinguere tra originali e meno originali (intendendo pagine tutte disegnate e pagine dove magari il disegno si ripete, frutto di una scansione). Conta secondo me il percorso fatto dall’artista, il conoscerlo e l’apprezzarlo in quanto tale. Se guardare opere di una persona che lavora con foto o rivisitazioni di suoi pezzi etc. ti emoziona beh, quello e’ un artista. E la sua per te sara’ arte.
Aspettero’ con interesse il prossimo post. Nel caso, tocca anche gli originali seriali, ad esempio la cinquantina di opere di “al finire della notte” del maestro Mattotti (che adoro, per quanto non lo collezioni). Puoi parlare di chi digitalizza le foto per gli sfondi, fino ad arrivare a chi digitalizza proprio i soggetti (bah!). E quelli che non digitalizzano, ma lavorano in maniera originale usando pero’ la citinq? tempi duri per i collezionisti…..
Ho anch’io visto la mostra e sul momento sono rimasto perplesso proprio perchè messo di fronte all’inaspettato. La nuova galleria, che si propone all’attenzione dei collezionisti, è nata da poco e già, mi pare, sceglie di far discutere spiazzando chi, come me, è legato ad un mondo che già sa di vecchio perchè in rapida trasformazione. Pensate ai retini, al bianchetto che corregge i ripensamenti, ai collages e a tutti i mezzi che il disegnatore aveva per completare la tavola correggendola anche all’ultimo minuto per garantire la consegna. Lo scopo era la pubblicazione, che sempre poi non rendeva giustizia all’operato dell’artista. Molto del lavoro non si sarebbe notato in stampa nel bene come nel male. Noi lettori compravamo l’albo, divoravamo la storia ignari del fatto che ogni pagina avesse dietro una “tavola”, un foglio di carta sul quale il nostro autore idolatrato si era accanito spendendo tutta la sua creatività ad uno scopo, non dimentichiamolo, comunque commerciale. Ho collezionato fumetti tutta la vita e appena mi sono reso conto quanto fosse importante risalire alle tavole “originali” che stavano appunto all’origine della pubblicazione ho cominciato a collezionare anche quelle proprio per ammirare quel lavoro “dietro le quinte” che a noi tutti era rimasto nascosto. Questa è l’ottica dalla quale vedo la questione. Si compie un viaggio a ritroso dalla pubblicazione all’originale e si rimane stupiti. Si scopre che dietro la pubblicazione seriale a mezzo stampa c’è l’ uomo e che, in molti casi, quell’uomo è proprio un Artista Vero. Anche la mostra di Frezzato è bella, merita sicuramente la visita. L’operato dell’artista è insindacabile. Ha il dovere di provare tutto quello che gli passa per la testa e guai se non lo facesse. Coraggiosa la scelta dei galleristi, ai quali, siccome poi tutti dobbiamo mangiare, auguro una pronta vendita di tutte le opere. Che poi i lavori esposti coincidano o meno con il mio personale concetto di tavola originale in definitiva è irrilevante. Sono comunque “pezzi unici”. Se riuscite a trovare una motivazione per voi convincente per inserirli nelle vostre collezioni questo mi sembra che basti. Un saluto e alla prossima!
Bhè io non conosco tutto di Max… Ma da quel poco che l’ho conosciuto posso assicurarvi che in ogni caso non sono mai i soldi a guidare il pensiero di Max. Se ha fatto questa mostra è chiaramente perché a lui innanzitutto piaceva l’idea.. La sua carriera ne è la dimostrazione… Non ha scelto la via dei soldi ma quella della libertà. Vi assicuro che è una grandissima persona. A dir la verità penso che questo tipo di mostra sia anche un suo modo per vendere “originali” non proprio “originali” perché se c’è una cosa che ho capito al suo contatto è che lui si innamora di qualsiasi suo disegno come se fosse un figlio…se potesse non venderebbe manco un’illustrazione…. Se può evitare di vendere una tavola statene certi eviterà !! Perché lui è così… Un appassionato… E quando lo ascolti ogni volta ti appassioni pure tu…è inevitabile…è eccezionale….sia dal lato artistico ma sopratutto ed ancora di più dal lato umano.